Nel caos risiede l’equilibrio.
Parto da questo presupposto : un equilibrio che si rompe è sbilanciato.
Il disequilibrio, la decentratura si colloca tra il nostro intimo e l’esterno con una sorta di compensazione inversa tra disordine mentale e ordine esterno.
Guardiamo la natura che mette ordine portando il caos.
Viviamo città rigide, ne siamo talmente abituati che il nostro stile di vita le rispecchia. Ci adagiamo nell’ uniformità, nella scomoda durezza. Ci sentiamo a casa dentro a scatole di cemento, dimenticando la piacevolezza di essere avvolti dal disordine rassicurante di una foresta. Ci poniamo limiti che ci intralciano, ci cristallizzano in giornate, settimane, mesi, anni sempre uguali come fossero scudi in grado di proteggerci, al caro prezzo dell’ immobilità e illusi rimaniamo in attesa, spesso di nulla in particolare. Siamo ormai incapaci di fabbricarci un desiderio talmente siamo rigidi. Opponiamo resistenza e puntualmente i cambiamenti finiscono per travolgerci.
Le nostre città devono cambiare o devono cambiare i nostri occhi?
Siamo tutti fragili, abbiamo debolezze da amare, anime da spogliare.
Federica Severi
Mani D’Inchiostro